28.12.2010 panorama sulla Valle da borgata Adret |
Conigli da cacciare, pietre buone da scolpire, qualche fidato amico con cui dividere un po' di pensieri e una scodella di zuppa di castagne, nelle sere buie d'inverno.
Tanto vedevo e tanto mi bastava.
Ma non avevo calcolato tutto.
Non avevo valutato che vivere addosso ad un confine è sempre una fatica, perché oltre quel limite disegnato prima di tutto nella mente avida e paurosa degli uomini, dall'altra parte delle Chiuse, la strada prosegue.
E sempre su quella strada c'è altra gente con la quale fare i conti, nel bene e nel male.
Non avevo calcolato che vivere in una Valle come questa vuol dire essere costretti a un confronto continuo, con chi va e con chi viene, con chi si finge interessato al tuo lavoro, con chi vuol venderti il suo vino e con chi, insieme al vino, vuole rifilarti anche le sue idee.
[...] Non avevo capito quanta dedizione richiedeva questa Valle, così come non avevo capito che con il passare del tempo di questa terra ci si innamora, scoprendola un po' per volta [...]
Non avevo capito che per restare in questa Valle, da innamorato e non da mercante, è necessario accettare, giorno dopo giorno, il confronto e lo scontro, il lavoro e la fatica, l'incontro e la battaglia.
L'ho capito oggi, cavalcando verso casa, forse per l'ultima volta.
Ho capito che di qui, se me ne andrò, me ne andrò con sofferenza, come accade quando si è costretti a lasciare qualcuno che si ama [...]
Ho continuato a pensare a questo, sorprendendomi di come possa cambiare l'ordine delle cose che reputi importante, quando pensi a preservare i tuoi figli, quando pensi a ciò che deve essere bene per loro."
(tratto da MATOLDA di Barbara Debernardi)